La patata di Montese, originariamente derivante da diverse tipologie di genotipi coltivati nel territorio di Montese e nella limitrofa zona appenninica, basa oggi la sua produzione prevalentemente sulla cv. Kennebec (pasta bianca) e sulla cv. Spunta (pasta gialla) coltivate nel periodo tardivo o medio-tardivo. Pur rappresentando un prodotto ricercato inserito in un sistema di filiera moderno, il sistema produttivo della patata di Montese deve affrontare molte sfide di sostenibilità. Le conseguenze ambientali, sociali ed economiche della produzione alimentare sono infatti questioni importanti per le aree più svantaggiate (Reisch et al. 2013; Vinnari & Tapio, 2012) dove l’economia agricola sostiene l’intero sistema socio-economico (Fleury et al. 2008). I consumatori maggiormente attenti ai prodotti che consumano e alla loro origine produttiva, nonché al metodo di lavorazione degli stessi, hanno iniziato a consumare prodotti biologici (Jungbluth et al., 2000). Oggi, il cluster di consumatori che acquistano prodotti biologici ed ecologici è sempre più consistente (Veran et al. 2015; Jansson et al. 2009). L’industria agricola ed alimentare, attraverso le etichette, deve immediatamente comunicare ai propri acquirenti e consumatori l’adeguatezza dei prodotti offerti rispetto a precisi stili di vita quali ad esempio il consumo “bio”. La certificazione biologica e l’impiego di strumenti e procedure rispettose del prodotto alimentare e del suo ambiente di origine diventano fondamentali soprattutto quando non è possibile competere con strategie basate sui volumi. Oggi, infatti, sul mercato solo l’8,8% dei prodotti è certificato biologico, mentre il valore delle vendite dei prodotti biologici sta crescendo del 12,7% (Osservatorio Immagino 2018). Considerando che la willingness to pay dell’acquirente è maggiore per questi prodotti: ne deriva una grande opportunità per i pataticoltori di Montese. Inoltre, la posizione di Montese, centrale rispetto all’area definita la “Patria del Biologico” per le elevate percentuali di vendita dei prodotti Biologici (Toscana, Emilia-Romagna, Marche Veneto e Friuli-Venezia Giulia), rappresenta un ulteriore vantaggio competitivo. Infine, va evidenziato che tale crescita è stata supportata da una spinta promozionale del 23,3% (Osservatorio Immagino 2018), a sostegno della necessità di concertare una strategia commerciale e distributiva con la GDO per riuscire a raggiungere l’obiettivo.
Negli ultimi anni sta crescendo l’interesse per l’uso di prodotti innovativi e sostenibili per la fertilizzazione delle colture. tale crescita è da imputare sia all’aumento del costo dei concimi minerali sia ad una maggiore sensibilità dell’opinione pubblica a temi di carattere ambientale e all’emanazione di nuove normative ambientali che limitino l’uso di fertilizzanti minerali (Pulvirenti et al. 2015; Vaneeckhaute et al. 2017). Accanto al possibile impiego di sottoprodotti di origine organica in agricoltura si stanno diffondendo i bio-fertilizzanti. Alcuni istituti (es. Neiker-Tecnalia) stanno, ad esempio, identificando i microorganismi autoctoni utili alle produzioni agricole per combinarli con diversi substrati organici e distribuirli come fertilizzanti arricchiti. Questi apportano svariati benefici al suolo ed alle piante coltivate, in quanto i microorganismi rendono maggiormente disponibili per le piante alcune sostanze nutritive, stimolano la crescita delle radici e competono con la crescita e la diffusione dei microrganismi dannosi per le coltivazioni, riscuotendo un sempre maggiore interesse da parte degli agricoltori (Casea et al. 2017). Anche l’UE sta supportando il loro utilizzo con la predisposizione di un nuovo regolamento relativo alla commercializzazione di fertilizzanti innovativi a base di materia organica riciclata o di altre materie prime secondarie.
Bibliografia:
Casea et al. 2017. Farmer perceptions and use of organic waste products as fertilisers – A survey study of potential benefits and barriers. Agricultural Systems, 151:84-95
Fleury, Petit, Dobremez, Schermer, Kirchengast, et al. (2008). Implementing Sustainable agriculture and rural development in the European Alps. Mountain Research and Development, 28(3), 226-232.
Jansson, Marell, & Nordlund 2009. Elucidating green consumers: A cluster analytic approach on proenvironmental purchase and curtailment behaviors. Journal of Euromarketing, 18(4), 245-267.
Jungbluth, Tietje, & Scholz 2000. Food purchases: impacts from the consumers’ point of view investigated with a modular LCA. The International Journal of Life Cycle Assessment, 5(3), 134.
OsservatorioImmagino 2018. Le etichette dei prodotti raccontano i consumi degli italiani. https://osservatorioimmagino.it/
Pulvirenti et al. 2015. Pelleting is a successful method to eliminate the presence of Clostridium spp. from the digestate of biogas plants, Biom. Bioener. 81:479
Reisch, Eberle, & Lorek 2013. Sustainable food consumption: an overview of contemporary issues and policies. Sustainability: Science, Practice and Policy, 9(2), 7-25.
Vaneeckhaute et al. 2017. Nutrient Recovery from Digestate: Systematic Technology Review and Product Classification. Waste and Biomass Valorization, 8:21-44
Verain, Dagevos & Antonides 2015, Sustainable food consumption. Product choice or curtailment? Appetite, 91, 375-384.
Vinnari & Tapio 2012. Sustainability of diets: From concepts to governance. Ecological Economics, 74, 46-54.